venerdì 10 febbraio 2012

431. Musica e emozione.

Premetto che non sono un musicista ma violino, fisarmonica e clarinetto mi possono sbudellare di passione e emozione: 3 strumenti solisti nelle mie predilezioni in modi molto diversi. Il violino mi piace comunque tantissimo, ma arriva a farmi piangere inarrestabilmente come un riflesso condizionato col repertorio solista ungherese, gitano e klezmer. Al contrario la fisarmonica mi urta se suonata secondo la tradizione italiana, tanto per intenderci nello stile "adriatico" dei Casadei e simili, mentre la reggo per un po' e fino a un apprezzamento moderato se maneggiata alla francese, divertente per i valzer-musette. Le mie orecchie fanno un'eccezione per il bandoneòn, piccola fisarmonica della scuola di Astor Piazzolla, Libertango subito in mente, che con il suo incrocio iberico-franco-italo-tedesco e la sua nota autòctona argentina del tango mi fa rabbrividire d'emozione quasi come il violino più eccelso. M'è pure successo di mettermi a piangere a dirotto in strada a Barcellona all'esecuzione d'un pezzo sconosciuto eseguito da un violinista ambulante! Una volta sola la Czarda di Monti, direi il mio pezzo classico preferito, m'ha lasciato quasi indifferente perché non era d'un violino come lo richiedono le mie corde emotive e nervose: troppo orchestrale, imbrigliato e composto per mostrare la foga che riesce a farmi sfogare tutta la commozione che questa partitura mitica mi scatena sempre. Poi "LaTitine" di memoria chapliniana, reinventata da un clarinetto innamorato, fantasmagorico e klezmer di Giora Feidman nel film "Simon Eskénazy 2" e l'allegro-moderato dal concerto per violino di Ciaikòvski, accoratissimo, ascoltato al termine di un recente film di Mihaileanu sono gli altri 2 pezzi solisti ai vertici delle mie predilezioni emotive. Invece ultimamente ho fatto 2 begli incontri inattesi pure con fisarmoniche italiane: quella d'un campione che ha accompagnato con passione non comune un'esecuzione canora di "Ancora" di DeCrescenzo, canzone che già mi cattura da sè, e quella, inaspettatamente emozionante alla faccia dei miei pregiudizi, d'un certo adolescente Luca Casadei probabile rampollo o almeno conterraneo di quel clan, alle prese con la mia Czarda preferita! Ma di questa ho pure ascoltato la versione toccante d'un giovanissimo clarinettista coreano e assicuro che anche fuori contesto culturale resta una grandissima musica, forse perché comunica da sola qualcosa d'universale.
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1 commento:

  1. Tra musica e emozione è magia! Nel mio caso dipende soprattutto dai miei stati d'animo: a volte piango già dalla prima nota; altre lo stesso brano mi lascia indifferente.

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