40 anni fa ci si conobbe tutti quanti per la mia "seconda" quinta ginnasio al Cesare Beccaria di Milano, e Ruggero Bonghi, non era il più bello, il più secchione, il più affascinante ma era il più simpatico, profondo e alla mano, anche se timido. Con Giuliana e Mauro era di sicuro il più politicizzato e militante. A ruota venivano Lilia, Stefano e il trio radicale di cui io facevo parte. Non ricordo invece nomi e facce dei ciellini. Lui aveva un'espressione quasi sempre attenta e ogni tanto svagata e a detta anche di qualche insegnante era dolce, pacato e rispettoso. Allampanato e molto adulto, non passava inosservato. Negli ultimi 3 anni ci siamo ritrovati anche con lui, oltre che con Giuliana: tutti e 2 erano andati in altre città a vivere. Per fortuna era risorto da una bruttissima batosta, dopo operazioni e cure pesanti. E io l'ho incontrato solo un paio di volte, sempre sornione, ironico, affabile e pacato. Ma, dopo aver intrapreso un corso di jazz con passione, un'altra urgenza sanitaria l'ha sopraffatto, e con dignità e discrezione ha resistito un po' e sabato mattina se n'è andato. E mancherà anche a tutti noi compagni, e i professori lo ricordano ancora.
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