Philippe, exprofessore e già pastore sui Pirenei francesi vicino a una centrale nucleare in costruzione cerca una nuova sistemazione per il suo gregge e la sua famiglia. Arriva per caso a Chersogno, immaginario paesino occitano in valle Maira in Piemonte, dopo aver vagato inultilmente tra Francia e Svizzera. L'antico borgo gli pare l'ideale come residuo di comunità montana: non gli paiono difetti nemmeno la chiusura tipica di quei posti accentuata dall'isolamento linguistico, nè lo spopolamento, nè l'abbandono amministrativo nè il condizionamento estetico da villeggiatura estiva. Le varie anime del paese si scontrano nella decisione di accogliere una famiglia di forestieri "fricchettoni" ma con un mestiere antico, e il passo, con la speranza di un ripopolamento, viene compiuto col riattamento comunitario di un casale da affittare a Philippe: il lavoro e la festa concomitante riaccendono l'antica tradizione della rueido, un tempo corvée da parte delle varie famiglie per la manutenzione di strade, scoli, ponti e contenimenti. Il matto del paese comincia a lavorare con la nuova famiglia, qualche migrato deciderà di tornare, la moglie di Philippe attrae qualche attenzione per la malinconia ostentata, e la spontaneità del pastore spiazza un po' tutti: ma quel che viene realizzato piace. Però pian piano la diffidenza, i diritti di proprietà legati al pascolo, le gelosie, il fastidio rispetto all'odore delle capre e le invidie si concretizzano in una serie di boicottaggi sgradevoli e persino illeciti fino alla menzogna, alla diffamazione e al danneggiamento, e così il vento fa il suo giro, cioè tutto ritorna, come recita un proverbio occitano che è "e l'aura fai son vir". Un racconto poetico e aspro, fortemente realista, nel quale quella ruralità coi suoi muri di pietra, i suoi prati e i suoi suoni, si amalgama con le 3 lingue reali del film, simili e diverse: italiano, francese e occitano. Film da vedere e ricercare, diretto da G.Diritti nel 2005.
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