Ben diretto da Cronenberg nella parte di Carl Jung, ora Michael Fassbender, con la sua maschera sensuale da ultra40enne in contrasto con un fisico da30enne in formissima, m'ha intrigato con la storia newyorkese di Brandon, bulimico sessuale o erotomane con alle spalle una storia di disagio condiviso con la famiglia nell'Irlanda d'origine. Il protagonista, apprezzato sul lavoro, gestisce pure con successo la propria vita privata a dir poco frenetica e volutamente disaffettiva: benissimo fino all'arrivo della sorella Sissy, cantante di club in giro per gli USA, col broncio tenero e indisponente di Carey Mulligan, per me un identimix di Sandra Dee e Stockard Channing. Un'esibizione canora di Sissy aggiunge ansia alla narrazione: interminabile versione ipnotica di "NewYork NewYork"! I dialoghi e il titolo stesso Shame, che sarebbe Vergogna, indicano cosa quella società in particolare s'aspetta e pretende dall'atteggiamento sessuale degli individui, soprattutto quelli belli e liberi, senza mai considerare la malattia psicosessuale come vero malanno. Qui viene fuori che una convivenza tra single condiziona disponibilità e ansia sessuale, anche se schizoidi. Da vedere senz'altro, facendo attenzione al sangue.
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