lunedì 30 agosto 2010

142. Satira, cultura, costituzione e ca22i privati (nota)

Sono perfettamente d’accordo con l’attore Paolo Rossi: l’Italia è l’unico paese dove il Re fa anche il Buffone e ruba il lavoro ai comici. C’erano il Re e il Buffone, chiari e distinti, ma oggi la vita del comico è dura in quanto il Re si conquista benissimo il ruolo di Buffone e di chansonnier, ma il Buffone vero deve dare stilettate al Re e ringraziare il suo Ministro per i tagli a cultura e teatro. Anche la tivù già negli anni ’60 faceva cultura con satira e teatro, e storie di tutti i tempi sceneggiate per divulgare: un po’ meno con l’informazione. Ma dove sono finiti Dario Fo, Paolo Poli e i loro successori? Tagliàti. Per fortuna ora c’è Rai Extra a riproporci, degli anni passati, anche la satira: ma questo di che meccanismo farà parte? Magari sperano di tenerci lontani dall’informazione e dalla voglia di partecipare alla vita politica. Un bell’esempio invece, nonostante certe invettive "eccellenti" contro personaggi anziani come la Levi Montalcini, ce lo danno proprio personaggi dai cervelli freschi, nonostante e grazie all’età: la Hack, Camilleri, Flores d'Arcais e don Gallo invitano i cittadini a difendere in piazza la Costituzione. Io per parte mia tengo in grande considerazione quest'eredità "cattocomunista" della Resistenza, movimento che, pur nelle sue contraddizioni spesso pesantissime, è stato la forza interna determinante nella Liberazione dal Regime Fascista: ma ora ho visto un Re, un Gheddafi, nani e anche ballerine.

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