giovedì 1 settembre 2016

757. Vacanze nel Sinis

Appena prima di ferragosto un volo confortevole prenotato mesi prima, da Linate, l'aeroporto più comodo per chi abita a Milano, sino a Elmas in Sardegna.
Poi in auto un viaggetto verso nord, con un po' di orizzonti e natura da Far West: in effetti la zona è quella dove son stati girati un po' di film "spaghetti-western".
Dal nostro primo giorno a Funtana Meiga, fortunatamente bonificata di recente ma tardivamente dall'amianto, lungo la costa occidentale sarda, ci godiamo le coccole del sole, delle nuvole, del mare, del vento e della cucina locale.
Il primo impatto gastronomico è stata una sorprendente insalata di sedano a tocchetti con fettine di bottarga, condita con olio e miele, seguita da una per me irrinunciabile seada fritta e senza miele: eravamo all'ombra della tettoia del Magic Fountain, il chiosco locale. 
Ortaggi e alimentari insolitamente genuini e saporiti a kilometro zero hanno deliziato me e tutta la mia compagnia vacanziera.
Siamo nel bellissimo territorio peninsulare del Sinis, zona alluvionale risedimentata, ancora in gran parte selvaggia, con tante riserve marine protette e con un bellissimo circolo del golf un bel po' fuori contesto: la speculazione edilizia c'è stata, seppur limitata e discreta.
Lagune, stagni, saline, promontorii, piccole baie, macchia mediterranea e tante sabbie diverse per questo tratto di costa, colonizzata da Fenici e Cartaginesi ben prima della conquista Romana.
E' il territorio marittimo di Oristano e va da Is Arenas a Cabras, col gioiello del borgo di San Giovanni di Sinis, con la bellissima chiesetta paleocristiana di San Giovanni, priva di simboli cristiani esteriori e interamente di pietra arenaria, con l'interno senza intonaco e l'esterno con cupole, volte a botte e contrafforti a copertura rossastra.
I nuraghi, costruzioni neolitiche, sono presenti nel'intero territorio di Cabras almeno dall'età del Bronzo, epoca in cui furono create anche le statue giganti in arenaria gessosa di Monti Prama, alte sino a quasi 3 metri, che purtroppo non ho visto.
In quella campagna, che è un museo archeologico all'aperto, ho visto resti nuragici di varia grandezza, ma mi son perso pure quel che è ancora individuabile dell'antica città punica di Tharros fondata nell'800 avanti Cristo: i basamenti del tempio e delle terme e le steli del Tophet, il santuario urbano.
Risulta che proprio coi cospicui resti murarii dello smantellamento di Tharros venne avviata dopo il 1070 la prima edificazione di Oristano, nuova sede vescovile e neonata capitale dell'antico regno di Arborèa, su cui fu ricalcato, finita la dittatura fascista il nuovo nome della città di Mussolinia.
Comunque una vacanza di tutto riposo, in una casetta fresca e confortevole, incastonata in un declivio assieme a tante altre.
L'auto e le gambe ci han fatto scoprire, oltre alle opere umane, tante caratteristiche di questo paesaggio con tutte le sue varietà vegetali spesso alternate e disposte in un'armonia totalmente diversa da quella del "paesaggio costruito", così pittorico, della campagna toscana: qui ho visto per la prima volta  le piante di fico "a cupola" e ho ri-amato le tante agavi svettanti e notato come i fichi d'India qui possano far siepe intorno alle proprietà.
Anche i pitòsfori, i corbezzoli, i rosmarini, le buganvillee, gli oleandri, i mirti e i gigli di mare decorano in modo casuale strade, giardini e spiagge. 
Nel centro di Cabras, fondato nell'anno 1000 a 20 kilometri dal mare, la penultima sera abbiamo consumato in 7 una cena luculliana al Ristorante "Il Caminetto", mentre la nostra ultima cena in casa a Funtana Meiga è stata un'abbuffata di culurgiones in salsa, ravioloni di magro  che personalmente adoro.
Vacanza veramente notevole!

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