giovedì 31 luglio 2014

656. A Monterosso in giornata

Preso il treno presto da Milano, mi risveglio in viaggio attraverso paesoni stracolmi di case, tralicci, viadotti e capannoni, avvolti dal verde delle valli appenniniche accentuato da un'annata piovosa: dappertutto pini anche marittimi, robinie, buganvillee e felci rigogliose, sotto un cielo bigio a macchie e triste, un po' Munch e un po' Chagall. 
Atmosfera strana per la prima vacanzina di stagione: poi s'arriva in costa, lungo un mare e un cielo quasi senza orizzonte, come una spugnatura uniforme, col mio alberghetto preferito che a Nervi mi fugge sotto gli occhi: un fantasma in disarmo. 
E dopo un po' ecco le Cinque Terre, con in più tante palme, pitosfori, chinotti, oleandri, agavi e qualche eucalipto. Una volta a Monterosso, nell'aria una pioggerella si porta profumi liguri di resine e focacce, a cui s'aggiungono, quando spiove, il suono della risacca e il frinio intenso delle cicale che si brasano al sole già caldo. 
Il Borgo Vecchio e Fegina sono separate dal colle San Cristoforo traforato però dal vecchio tunnel della ferrovia ora quasi pedonale, trasformato in un percorso-mostra. Nel Borgo Vecchio bellissime chiese, caruggi e portici e a Fegina la spiaggia, la stazione doppia, villa Montale e il Nettuno Gigante che arrivando fino al livello di una residenza antica costruita in cima a una scogliera, ne reggeva la vasca-piscina a forma di conchiglia.     
Un pranzetto allegro a casa con amici m'ha già scaldato: ormai a mezzo pomeriggio anch'io mi braso al sole e mi godo il primo bagno in mare di quest'anno. 
E poi il ritorno a Milano.

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