Tra le cose che da poche ore Giancarlo Perna ha travasato direttamente sul Giornale come un “orgasmo biliare” c’è di sicuro il giudizio perlaceo su Gad Lerner: spigoloso e puntiglioso contrapposto a un Giuliano Ferrara solare e leggero, suo condòmino della trasmissione Ottoemezzo nel 2001/2002 e nel 2005, presentata come un duello con effetti comici, davanti a ospiti varii. Aggiunge che, nei rapporti con la cronaca giudiziaria, Giuliano il fenomeno appare garantista e bonario (con la ghenga di cui fa parte) mentre Gad il bisbetico risulta “travaglista” e “implacabile con tutti, ma tenero con sé e i suoi”. Io non sono un giornalista e ancora meno posso dire di lavorare per la famiglia Berlusconi e quindi posso asserire, in disaccordo con Perna, di percepire chiaramente la leggerezza e la solarità di Ferrara come superficialità intellettuale e allegra supponenza, non prive di acume ma prive di autoironia, mentre ritengo che puntiglio e spigoli di Lerner esistano ma sono sintomi di onestà intellettuale conditi da parecchia autoironia: forse l’unico punto che hanno in comune i 2 è un certo autocompiacimento. A me quei loro duelli piacevano proprio, al netto che “garantismo e bonarietà” elargite nei confronti dei procedimenti legali mi dànno chinetosi, cioè il malessere causato da un mezzo di trasporto, mentre la definizione di “implacabilmente travaglista” suscita il mio entusiasmo, proprio considerato il fatto che Travaglio scova, senza scavare neanche tanto, le magagne di chiunque: ci sono pure i particolari non secondarii che il polemico e onesto giornalista allievo del “liberale” Montanelli non è mai diventato di sinistra, e che la Destra berlusconiana degli ultimi anni, principale ma non certo unico obbiettivo dei suoi servizi, è una Destra autoinventata per farsi i fatti proprii, che dell’onestà intellettuale che pure potevano avere i liberali o i repubblicani d’una volta non sa ché farsene. Comunque per me gran parte della Sinistra in questi anni ha abdicato ai grandi valori positivi lasciati comunque dal social-comunismo dopo il “fallimento” dei suoi regimi autoritarii, fino ad arrivare a una sudditanza culturale rispetto alla Destra: la riscossa della comunicazione come trasferimento d’informazioni e stimolo verso un prodotto di consumo o ideologico, è stata condotta dalla "macchina berlusconiana" per prima, almeno in Italia. Il risultato di tutto ciò è che ora come ora i diritti fondamentali e la parità di diritti garantiti dalla nostra Costituzione Italiana, anche tacciata come comunista da molti, sono scivolati in fondo alla scala di tutela di quei valori: in questi ultimi anni il dissesto finanziario e la disoccupazione avviata ai massimi storici sono sempre in prima pagina e il resto purtroppo diventa romanzo d’appendice o “controcorrente” di Montanelliana memoria. Gli autori satirici e giornalisti italiani da salvaguardare e per i quali battersi, se andasse in porto la legge anti-diffamazione che passa in questi giorni, sono Peter Gomez, Tana de Zulueta, Manuela Dviri, Gad Lerner, Lilly Gruber, Michele Santoro, Marco Travaglio, Roberto Saviano, Luisella Costamagna, Luca Telese, Dario Vergassola, Luciana Littizzetto, Marco Paolini, Ascanio Celestini, Lella Costa e tutti quelli che lavorano per Repubblica, Manifesto, Fatto, Vernacoliere, Corriere, nel cabaret libertarista e nel teatro politico. Diciamo che la ditta Dario Fo e Franca Rame, con un Nobel nello zaino dopo anni di censura e esilio radiotelevisivo fin dagli anni ’60, non ha bisogno di salvaguardie!!
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