Partendo da un'amica che segnalava e decantava "Paula", romanzo "autobiografico" dove Isabel Allende parla di sua figlia, mi sono accorto che ai porfiriaci la letteratura mondiale s'è spesso ispirata raccontando dei Vampiri, esseri metamorfici le cui caratteristiche più famose sono fotofobìa, pallore cadaverico, canini sporgenti, emofagìa, e forte repulsione all'aglio, e che proprio i porfiriaci, come altre creature dalla salute delicata, si sono più spesso dati, forse per una vita forzatamente ritirata, alle arti.
L'inglese Bram Stoker, nato nel 1847, scrisse di Dracula il Vampiro nel 1897, mentre studiava la porfiria, rara malattia ereditaria: nella sua varietà eritropoietica congenita, ha una sintomatologia che comprende la sensibilità ai raggi UV anche fino all'ustione cutanea, i canini ipersviluppati per un difetto enzimatico, e il pallore legato alla forte anemia: pure la repulsione per l'aglio pare si possa spiegare con l'aumento di agenti tossici sollecitato dall'aglio stesso. Tutti questi sintomi possono ledere il sistema nervoso, creando stati confusionali fino a un coma profondo che un tempo veniva spesso confuso con la morte: in quel modo il porfiriaco poteva risvegliarsi improvvisamente ritrovandosi già nella bara. E' verosimile che Stoker drammatizzò questa patologia, fino a concepire quegli esseri immaginarii disumani avvolti nel mistero, attingendo anche alle peculiarità biologiche dei mammiferi chirotteri, cui appartengono pipistrelli e vampiri, e al mito popolare di 2 o 3 crudeli principi di Valacchia di nome Vlad, i cui soprannomi restano Țépeș, l'impalatore, Nosferàtul, il principe della notte, e Dràcul, il diavolo.
Ma forse addirittura un insieme di malanni tra cui anche la porfiria avrebbero direttamente influenzato la produzione figurativa di Vincent VanGogh, nato nel 1853, sul quale intorno al 1990, quindi con tecniche moderne, è stata fatta una non isolata interpretazione diagnostica, basata su tutti i sintomi accusati e raccontati nelle sue lettere al fratello: questo studio ha tirato in ballo un altro tipo di porfiria, quella acuta intermittente, diverso da quello ispirativo di Stoker ma condita, nel suo caso, pure da paranoia, allucinazioni e convulsioni. Poi per la peculiare rappresentazione messa in atto dall'olandese per determinati soggetti sarebbe pure stato ventilato, ma non certo confermato, un cheratocono, distrofia della cornea oculare. Sarebbe stato anche un grande consumatore del distillato di olio essenziale di assenzio, ai suoi tempi bevanda non proibita, molto alcolica e molto economica, su alcuni parestetizzante o lievemente epilettizzante. Tutti questi mali, vezzi e vizi non possono certo mettere in ombra l'innovazione pittorica delle sue tante "Notti Stellate" e dei suoi tanti "Girasoli".
Parallelamente la coscienza delle malattie fisiche e psicologiche del suo contemporaneo francese Henri de Toulouse-Lautrec, nato nel 1864, me ne hanno per sempre fissate in testa le immagini già mie fin da bambino: le malattie genetiche, anche ossee, eredità dei tanti matrimonii tra consanguinei della sua famiglia aristocratica lo minarono e 2 gambe rotte durante la prima adolescenza, mai risaldate né cresciute, lo resero per sempre invalido ma fu il primo cartellonista e grafico pubblicitario della storia, unico per il suo colorismo notturno in movimento e le sue donne in mostra, insegne vere della sua arte. Ma gli stupendi disegni "circensi" dell'ultimo periodo della sua vita, realizzati in ricovero, hanno dato ai posteri l'espressione della cupa allegria forzata e poetica in cui quello spettacolo lo avvolgeva attraverso la foschia alcolista che lo abbruttì fino alla morte.
L'inglese Bram Stoker, nato nel 1847, scrisse di Dracula il Vampiro nel 1897, mentre studiava la porfiria, rara malattia ereditaria: nella sua varietà eritropoietica congenita, ha una sintomatologia che comprende la sensibilità ai raggi UV anche fino all'ustione cutanea, i canini ipersviluppati per un difetto enzimatico, e il pallore legato alla forte anemia: pure la repulsione per l'aglio pare si possa spiegare con l'aumento di agenti tossici sollecitato dall'aglio stesso. Tutti questi sintomi possono ledere il sistema nervoso, creando stati confusionali fino a un coma profondo che un tempo veniva spesso confuso con la morte: in quel modo il porfiriaco poteva risvegliarsi improvvisamente ritrovandosi già nella bara. E' verosimile che Stoker drammatizzò questa patologia, fino a concepire quegli esseri immaginarii disumani avvolti nel mistero, attingendo anche alle peculiarità biologiche dei mammiferi chirotteri, cui appartengono pipistrelli e vampiri, e al mito popolare di 2 o 3 crudeli principi di Valacchia di nome Vlad, i cui soprannomi restano Țépeș, l'impalatore, Nosferàtul, il principe della notte, e Dràcul, il diavolo.
Ma forse addirittura un insieme di malanni tra cui anche la porfiria avrebbero direttamente influenzato la produzione figurativa di Vincent VanGogh, nato nel 1853, sul quale intorno al 1990, quindi con tecniche moderne, è stata fatta una non isolata interpretazione diagnostica, basata su tutti i sintomi accusati e raccontati nelle sue lettere al fratello: questo studio ha tirato in ballo un altro tipo di porfiria, quella acuta intermittente, diverso da quello ispirativo di Stoker ma condita, nel suo caso, pure da paranoia, allucinazioni e convulsioni. Poi per la peculiare rappresentazione messa in atto dall'olandese per determinati soggetti sarebbe pure stato ventilato, ma non certo confermato, un cheratocono, distrofia della cornea oculare. Sarebbe stato anche un grande consumatore del distillato di olio essenziale di assenzio, ai suoi tempi bevanda non proibita, molto alcolica e molto economica, su alcuni parestetizzante o lievemente epilettizzante. Tutti questi mali, vezzi e vizi non possono certo mettere in ombra l'innovazione pittorica delle sue tante "Notti Stellate" e dei suoi tanti "Girasoli".
Parallelamente la coscienza delle malattie fisiche e psicologiche del suo contemporaneo francese Henri de Toulouse-Lautrec, nato nel 1864, me ne hanno per sempre fissate in testa le immagini già mie fin da bambino: le malattie genetiche, anche ossee, eredità dei tanti matrimonii tra consanguinei della sua famiglia aristocratica lo minarono e 2 gambe rotte durante la prima adolescenza, mai risaldate né cresciute, lo resero per sempre invalido ma fu il primo cartellonista e grafico pubblicitario della storia, unico per il suo colorismo notturno in movimento e le sue donne in mostra, insegne vere della sua arte. Ma gli stupendi disegni "circensi" dell'ultimo periodo della sua vita, realizzati in ricovero, hanno dato ai posteri l'espressione della cupa allegria forzata e poetica in cui quello spettacolo lo avvolgeva attraverso la foschia alcolista che lo abbruttì fino alla morte.
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