Camminare a Milano ora mi fa sentire lo strascico di me stesso: da settimane qui il clima è come, tra gli anni '70 e '80, immaginavo fosse quello di Abidjan e di Madrid, per come mi veniva descritto e finora mai verificato.
Questa città padana trasfigurata dal mio accaldamento ora mi sta ricordando i canyon urbani di Manhattan nel film "Quinto Elemento" e le scenografie terrestri e marziane in "Atto di Forza - Total Rekall" e pure qualche dialogo di "Fahrenheit 451".
Anche le mie notti, agitate da tanti spunti diversi di vita vissuta o solo vista, mi tolgono lucidità nel sopportare temperature, sospensioni dei diritti e condizioni già viste in tanti film per 50 anni, e 'sto disagio termico magari si riversa nei miei sogni, che però non ricordo mai: seghe mentali, senza manco un sogno erotico da lustri, ma non ci giurerei!
Questa crisi, questo caldo e il sisma che continua a serpeggiare lungo la penisola fanno vacillare tutti: così personalmente sopporto ancora peggio del solito da parte degli altri le impuntature che sfiòttano da questo disagio globale, virulento, ammosciante, ma anche eccitante. La danzasperanza della pioggia potrebbe sortire davvero qualche vento siberiano e qualche acquazzo non disastroso che in tutti i sensi riclimatizzino e disinfettino insieme quest'Italia mai bonificata da sabbie “nobili” e corruttela psicogenetica.
Sicuramente un ottimo investimento, adoperato con saggezza, è un bel condizionatore. Per il resto la lotta da ingaggiare è lunga e tortuosa, spesso non se ne vede la fine, ma anche se senza speranza occorre non demordere. Lo dobbiamo alla Terra stessa: un debito di sangue; un dovere per cercare di rimediare ai disastri che ancora non abbiamo cessato di combinare.
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