mercoledì 16 maggio 2012

479. DeAndré e Azis

M'hanno di nuovo emozionato musiche belle, ma molto diverse tra loro.
2 nuove versioni del pezzo, già bellissimo e insolitamente rock del "Faber", m'hanno decisamente tirato dentro. Il motivo è Quellochenonhò, che ho gustato assolutamente "riformattato" dei Litfiba, ricostituente come un'intera serata in discoteca, già su Youtube, dopodiché mi ci son fatto cullare dal folk mediterraneo di Vinicio Capossela col tintinnìo del mandolino greco, il buzùki, già caro a DeAndré. E dopo aver riascoltato l'originale di Fabrizio e la replica molto filologica di Cristiano ci son tornato sopra e me ne sono ubriacato. Variazioni intrigantissime d'un testo e d'una melodia già magnifici, che difficilmente saranno dimenticati, anche grazie a quell'impegno politico, a Dori Ghezzi e alla trasmissione di Fazio e Saviano! Poi mi son buttato nella leggerezza popolare ma per me emozionante della chalga-manea, musica balcanica con influssi greco-turchi, arabo-ebraici e slavo-gitani. Ed è vitale e mutante come la canzone napoletana. Per ciò che ho scovato in rete personalmente, trovo quella romena più pop e da balera, e quella bulgara più affascinante e folk. Probabilmente  l'orientalismo della tradizione le accomunava. E ora la Bulgaria s'è persa il suo interprete di chalga più famoso e discusso, oltre che valente e scandaloso: Azis Boyanov, 33enne di etnia rom dai gorgheggi arabeggianti degni di Ofra Haza e dai travestimenti eccessivi, oggi non più trasgressivi di quelli di Lou Reed negli anni '70. Ma non è morto, da mesi è espatriato col marito, sposato in Germania, perché letteralmente perseguitato dalla censura per la sua indiscretissima omo5e55ualità, nonostante la grande popolarità sua e la bellezza dei suoi arrangiamenti. E forse da adesso la chalga, per la stupidità bigotta di qualche "caporale", subirà un decadente declino pop.   

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