mercoledì 28 marzo 2012

454. Lavoro, canzoni e antisemitismo in tivù

Lunedì scorso ero di nuovo spettatore all’Infedele, un'altra volta con Simone, da Gad Lerner: ho potuto constatare definitivamente la mutazione genetica dell’antisemitismo, già sulla scorta di mie considerazioni pregresse. Parlando di ebrei, per quel che so, oltre al padrone di casa, era presente alla puntata un altro giornalista israelita, che scrive sul “Corriere”, Paolo Mieli, attualmente direttore di RcsLibri. Il conduttore dal cognome tedesco è nato a Beirut, ha origini multietniche, e sbocciò politicamente in Lotta Continua, mentre la parentela dell’ospite, nato a Milano ed emancipatosi con Potere Operaio, risulta molto diffusa a Roma ed era portata da un altro personaggio pubblico, pure ebreo, legato però al movimento italiano dei diritti GLBT: Mario Mieli.
Apprezzo molto come opinionisti e giornalisti sia Lerner sia Travaglio anche per la loro comune e calda pacatezza, mentre trovo Mieli pacato come Maroni e sussiegoso come Rutelli e Vendola ma talmente equidistante e equilibrato politicamente che dà l’impressione di temere solo le cadute di stile e le inca22ature.
Questa premessa è per definire la mia percezione empirica di quanto l’antisemitismo sia cambiato, né in meglio né in peggio, intendiamoci. Commenti ascoltati nella platea in cui mi trovavo m’han fatto inca22are portandomi a capire che è grande la paura che fa la casta ebraica intellettuale, perché la si pensa un po’ dappertutto, e la si vede come grande banda di sostenitori della politica dello Stato d’Israele: per un numero sempre crescente di gente comune questa casta di ricchi si comporterebbe come un vero popolo, appoggiando oltretutto i propri “simili” al di là di nefandezze ideologiche, politiche e criminali. Ho sentito in quell’occasione parlare di Mieli come “quell’ebreo schifoso” mentre Lerner pur essendo ebreo avrebbe l’attenuante di “cercare d’essere di sinistra”, d’altra parte nel 2010 gli fu negato il visto d’ingresso in Siria, nonostante facesse parte di un gruppo di ebrei europei contrari alla politica di Netanyahu e sia favorevole al diritto dei musulmani ad avere moschee. Fortuna che il fatto razziale e religioso sta diventando per molti secondario, ma la discriminazione rimane pesantissima: un po’ come nei confronti degli omosessuali, che costituiscono in molti campi un’altra casta molto in vista ma che pochi s’augurerebbero d’avere come parenti o amici.
L’intrattenimento e il dibattito, questa volta incentrati sul Lavoro da riformare, hanno avuto la scansione musicale di Giovanna Marini, seduta tutto il tempo al centro dello studio, con la sua passione di lungo corso per la canzone popolare, sociale e di protesta. Licenziati, esodati e mobilitati assieme a intellettuali di varia estrazione, tutti hanno chiarito e evidenziato il carattere “simbolico” di quest’articolo 18 da modificare: secondo me è venuto fuori che questo decreto, senza il grave prologo dei nuovi meccanismi da poco introdotti per pensioni, imposte, sanità e contratti, sarebbe di rilevanza contenuta e di poca influenza sulla vita del popolo italiano.
E’ stata un’altra trasmissione feconda, chiara e tranquilla, d’informazione vera, gestita e amata da un italiano vero e autentico, amato da molti, da me goduta un'altra volta grazie a Flavio.

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