A Manhattan delle varie religioni e provenienze della gente in circolazione si mostrano le sedi delle loro società benemerite, i diversi luoghi di culto come le tante chiese cristiane e l’imponente Sinagoga Shearith Israel, compatta, maestosa e sobrissima nella 8^ avenue. A queste mille razze, incroci e religioni corrispondono i segni nazionali, regionali e religiosi indossati dalla gente: sari, sarong, jalabia, kimono. Invece gli altrettanti copricapi possono essere addirittura l’unico segno distintivo: il turbante adulto e adolescenziale dei Sikh, i vari foulard, fazzoletti, reticelle, cuffia e velo di donne musulmane ed ebree e lo zucchetto degli uomini ebrei. Ho visto la kippah (lo zucchetto, appunto) in mille fogge, materiali e dimensioni, come un piattino da caffè o grande come un basco, di cuoio, di stoffa o velluto ricamati, o intrecciata all’uncinetto come centrini. Di questi copricapi m’hanno colpito più degli altri il turbante adolescenziale sikh indossato però con la sua treccia in vista da un giovane adulto chiaramente gay, come pure la minuscola kippah arcobaleno all’uncinetto sfoggiata con orgoglio ebraico e gay da un uomo e incredibilmente da una donna!!
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