sabato 18 giugno 2011

304. Concita e i precari.

Una volta esistevano i ricchi da rendite, gli imprenditori più o meno ricchi, i pensionati, i dipendenti e i disoccupati. Oggi ci sono i ricchi e gli imprenditori per rendita politica, gli imprenditori indigenti, i dipendenti fissi, i pensionati spesso indigenti e i lavoratori precari: questi ultimi sono subcategorizzati, dalla Destra di governo, in quanto realtà sfaccettata, in lavoratori a termine, interinali, disoccupati e nel ce55o stanno i precari, perché organizzati in una Rete, visto che un vero sindacato che li rappresenti non c'è.
Tutti i veri lavoratori precari presi nel loro insieme s'iscrivono in realtà rarissimamente a un sindacato, perché farne parte è una caratteristica negativa nella valutazione da parte del datore di lavoro. Quindi la Rete dei Precari ospita tutti quelli che hanno il coraggio e la disperazione necessaria per rivendicare diritti comuni!! Ma una come Concita DeGregorio, da poco silurata dall’Unità, è precaria? No, perché la visibilità mediatica da direttore di giornale le dà un potere contrattuale invidiabile, per quanto concerne nuove collaborazioni, tantopiù che Concita aveva imboccato una strada per me di gran valore: per l'Unità che in un passato recente era comunista, poi quasi fallita, poi in fondo alle vendite dei grandi quotidiani per vari motivi lei ha incrociato le tante anime dell'attuale PartitoDemocratico. Alla cultura e al mondo operaio e anticlericale, ha coniugato la realtà studentesca e giovanile, le istanze femministe e omose55uali, le rivendicazioni ecologiste e preso a cuore gli stranieri e i diritti civili. Forse bollata come veltroniana, è stata pare cacciata da Bersani stesso. E per ora ci siamo persi a sinistra un soggetto politico e culturale che ha creato fin qua grande valore.
Ma con la "flessibilità in uscita" buttata in campo negli accordi separati con Cisl e Uil, anziché potersi rimettere in gioco come può fare una giornalista di quel calibro, i precari rischiano di aumentare. Questo nuovo concetto è la trasposizione linguistica e di costume in chiave italica della flexicurity, elaborata nei paesi nordici e portata dalle loro città agli stati, che calibrando la previdenza sociale sugli adattamenti al mercato esige un monitoraggio costante per non decadere nell'assistenzialismo. Ma già qui ne parlano come d'un incremento della licenziabilità, senza parlare d'indennità in termini concreti. La DeGregorio ne avrebbe di certo scritto e dibattuto ancora. E lei riavrà di sicuro occasioni di lavori confacenti, ma i giornali devono continuare a riportare notizie delle trame e delle intenzioni dei politici, e portare il dibattito sull'informazione in Rete, carta e ètere!!!!

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