Una bella compagnia in festa sulla terrazza di un ristorante sul lago. Bellagio già m’aveva visto una volta sola tanti tanti anni fa e questa domenica calda di aprile m’ha messo a mio agio con amici affettuosi e tanta gente spontanea e alla mano, e m'ha conquistato pure la sua cucina “lagheera”. Un pranzo con risotto, pesce crudo e cotto, marinato, fritto e in carpione. Tradizione lombarda con impressioni nipponiche. Spuma di frutti di bosco semifredda è la firma rosa con svolazzo finale a un banchetto raffinato.
Un giro fino al centro a vedere la piazza sul lago, sfiorando le ville bellissime e i tanti imbarcaderi antichi privati, in un territorio già abitato da Plinio, Insubri e Celti.
I terrazzamenti, già verdissimi ora in aprile, sono un piacere per gli occhi di chiunque passi là vicino o si goda il panorama a distanza: peonie, buganvillee e glìcini lungo tutta la strada risultano addirittura autoctoni. Nonostante la natura lussureggiante e scenografica per la gioia dei turisti, non mancano angoli ancora rurali, come spesso mi veniva raccontato dai miei nonni per l’altro ramo dello stesso lago: magari anche qui, com’era agli inizi del ‘900 tra Argegno e la Val d’Intelvi, c’erano oliveti e ampie zone con case contadine e cascine, con animali da cortile per un’economia di sussistenza. Corroborante la camminata e dolce la compagnia!!
Nessun commento:
Posta un commento