sabato 2 aprile 2011

249. 2 chiese - 2 film (nota)

Tanti stranieri in giro per Milano, tra venerdì e sabato, con un beltempo e caldo fuori stagione che si direbbe d’essere a maggio: uno sciopero dei mezzi mi premeva addosso venerdì ma, uscito dal lavoro, sono riuscito a togliermi l’irresistibile voglia, lungo via Torino, d’una visitina a quella meraviglia di San Satiro, chiesa-gioiello che nel quadro delle mie predilezioni di estetica ecclesiale è una vera eccezione. La prospettiva trompe-l’oeil dell’abside è la caratteristica quasi unica che incanta quasi tutti: la voglia soddisfatta e la curiosità m’han poi portato a entrare per la prima volta nel vicinissimo e stranissimo tempio di San Sebastiano. L’esterno suggerisce un battistero monumentale con caratteri neo-classici e l’interno è spiazzante visto che il volume cilindrico corrisponde a uno spazio dove nessuno degli altari è individuabile come quello maggiore. Fondato su un voto del 1576 per la fine della peste, è nato come tempio civico, ed è più santuario che chiesa vera e propria.

Dopo aver vagato per Milano tra trasporti e scale mobili affollati all’inverosimile e zone non familiari e distanti, un delizioso film francese con punte d’amarezza e ambientazioni molto strane m’ha arricchito la serata: Tournée, di Mathieu Amalric, su un gruppo di artiste americane del burlesque che vengono riunite in una compagnia da un impresario di origine francese per farsi conoscere in giro per la Francia. L’impresario protagonista è il regista stesso e le protagoniste che si esibiscono in quello strano tipo di spettacolo scollacciato ma grottesco e autoironico, lo fanno davvero nella vita di tutti i giorni. Tirando le somme l’impresario capisce che calore, ingenuità e capacità d'adattamento dei membri della compagnia gli han fatto da focolare domestico confortandolo dell’isolamento subìto da parte dei suoi familiari.

Finito tardi il venerdì, inizia tardi il sabato, con colazione fuori e spesa veloce. E il beltempo che prosegue. Un altro film da vedere a metà pomeriggio, questa volta tedesco, sull’ultimo periodo vissuto da Tiziano Terzani, in pratica il testamento spirituale dettato al figlio Folco, in Toscana. Oltre a questo non c’è nient’altro da dire: la bellissima natura di questa regione e gli angoli privati di Terzani, e le sue disillusioni, delusioni e convinzioni costruiscono da soli “La fine è il mio inizio” di Jo Baier, ma senza Bruno Ganz come protagonista forse non m’avrebbe commosso “ideologicamente” come è successo. Da cercare e vedere sia le 2 chiese sia i 2 film!!

Sabato sera poi son stato in una terza chiesa assieme a un'amica, ma è quella sconsacrata in zona Sarpi-Lomazzo, ora bar notturno: con un'ottima sangrìa abbiamo concluso un bel sabato.

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