I lavoratori dell’editoria e gli editori stessi sono preoccupatissimi dalla norma della legge finanziaria che sopprime il carattere di "diritto soggettivo" dei contributi destinati all’editoria e generalmente considerano inaccettabili gli interventi alternati del governo su risorse e diritto soggettivo. Cancellando la legge sul diritto soggettivo, appunto, il Governo ha azzerato il finanziamento all’informazione cooperativa e politica, sostituendolo con un «fondo» per l’editoria, del tutto indefinito. Nella fattispecie per il MANIFESTO equivale al dissolversi del 25% delle entrate, fatto che si aggiunge alla costante e annosa diminuzione di vendite, diffusione e abbonamenti: la conseguenza è la sua chiusura imminente. Cancellato un diritto di legge, sostituendolo con una concessione di bilancio, il Consiglio dei Ministri persegue così per via amministrativa un suo obbiettivo politico di fondo, cioè cancellare il pluralismo sostituendolo con l’informazione omologata. Le testate che prima godevano del finanziamento, a causa della prospettiva ufficiale di usufruire di eventuali avanzi di cassa del bilancio, non sono in grado nemmeno di chiedere un prestito bancario. Ecco l’odiato intervento pubblico in economia contro le capacità regolatrici del mercato, che libero però non è perché è strategicamente indirizzato. E nel caso del MANIFESTO, la rivoluzione dell’editoria d’informazione e l’involuzione di tutta la Sinistra europea sono concause della perdita di lettori: perdita di vivacità e curiosità, pigrizia politica e rischio conformista sarebbero da curare con la “ricerca” ad oltranza! Ma il collasso è prossimo. Persino gli stipendi corrisposti dopo aprile a piccoli acconti non bastano ad evitarlo: in qualunque attività non cooperativa si sarebbe da tempo arrivati al blocco totale. Non serve nemmeno lo stato di crisi richiesto a metà settembre al ministero del lavoro, che ha prodotto la cassa integrazione a rotazione e il prepensionamento per arrivare sotto la quota di 70 dipendenti, visto che ora la fine del finanziamento pubblico mette in discussione la stessa continuità aziendale e il fare politica con un giornale. L’editore pubblico per eccellenza si defila e allora i LETTORI diventano l’unico editore pubblico possibile.
Perciò il MANIFESTO promuove la campagna-abbonamenti 2011 in anticipo, e una sottoscrizione, che siano efficaci in 3 mesi: tutti i lettori, gli amici e i sotenitori sono invitati ad appoggiare il giornale perché non chiuda alla fine dell’anno.
E’ una strategia che RADIOPOPOLARE ha adottato da anni, per restare indipendente, capillare, incensurata, equosolidale, altromondista e non globalizzata. Ne parlo perché pur essendo un’emittente radiofonica ha fatto dell’informazione a 360° una bandiera: non omologata, non superficiale e non standardizzata. E tutto il suo palinsesto, dai GR alla musica e ai programmi di approfondimento, vuole restare libero da condizionamenti politico-editoriali esterni, perché così lo accolgono i suoi ascoltatori.
Perciò il MANIFESTO promuove la campagna-abbonamenti 2011 in anticipo, e una sottoscrizione, che siano efficaci in 3 mesi: tutti i lettori, gli amici e i sotenitori sono invitati ad appoggiare il giornale perché non chiuda alla fine dell’anno.
E’ una strategia che RADIOPOPOLARE ha adottato da anni, per restare indipendente, capillare, incensurata, equosolidale, altromondista e non globalizzata. Ne parlo perché pur essendo un’emittente radiofonica ha fatto dell’informazione a 360° una bandiera: non omologata, non superficiale e non standardizzata. E tutto il suo palinsesto, dai GR alla musica e ai programmi di approfondimento, vuole restare libero da condizionamenti politico-editoriali esterni, perché così lo accolgono i suoi ascoltatori.
(dati e notizie presi da http://www.ilmanifesto.it/ http://www.wikipedia.org/ http://www.rassegna.it/)
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