giovedì 19 agosto 2010

133. Copenaghen dopo 30 anni (nota)

Il gruppo, guidato da un giovanotto molto divertente, si rivela composto da un bel quarto di elementi sociopatici. A Copenaghen un’atmosfera tra Venezia e Parigi, che trent’anni fa non m’era rimasta impressa: tanti locali lungo il canale di Nyhavn dove gustare pane, burro e pesce, chiamato smoerrebroed, ormai aggiornato da un contorno ottimo e ruffiano di insalatine mediterranee. A 2 passi abbiamo avuto lungo il porto una sorpresa: 4 “obelischi” di Arnaldo Pomodoro e una sua fontana “Tramonto sul Mar del Nord” impreziosiscono un recente parchetto intitolato alla regina Sophie Amalie, che completa l’asse urbanistico di Frederiksgade che parte dalla Marmorkirk e fa centro sulla piazza di Amalienborg, la reggia invernale. Da questi giardinetti “made in Italy”, costeggiando ancora il porto, si arriva a una banchina di legno con il modernissimo Teatro Skuespilhus, che ha quasi di fronte sull'altra sponda l’Opera, complesso avveniristico su palafitta. Sempre in città il Kastellet, molto bello, mentre appena fuori c’è da vedere la Fortezza e, tornando lungo la costa, ci sfilano accanto le deliziose casette antiche coi tetti di muschio e paglia, oggi carissime, tra cui spicca la villa di Karen Blixen. Da Copenaghen la nostra nave per Oslo s'inoltra in quel mare lacustre e torboso.

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