venerdì 2 aprile 2010

098. I veli in Europa e altrove (nota)

Per velo integrale s'intende l'indumento che copre anche solo parzialmente il viso, impedendone l'identificazione piena: il Belgio sarebbe il primo paese europeo a proibirne l’uso, se passasse in parlamento quella legge, misura che garantisce la dignità della donna, perché chi lo indossa, per esempio, non può mangiare in luoghi pubblici perché dovrebbe sollevarlo.

Ma in nome della tolleranza c’è chi dice che sarebbe un limite alla libertà di religione, però so da donne musulmane con abitudini disparate che qualunque cortina che copra totalmente o parzialmente il viso non è imposta dal Corano, e persino la testa, le spalle , le braccia e le gambe coperte sono una scelta che solo la donna in prima persona dovrebbe poter fare a partire da qualunque età, successiva alle prime mestruazioni: burqa, niqab, veli, fazzoletti, cappucci e copricapi anche più piccoli sono osservanze locali imposte solo da interpretazioni delle scritture, funzionali soprattutto alla vita di epoche ormai lontane.

Parlando di viso scoperto anche l’identificazione è un diritto e un dovere di un cittadino di uno stato occidentale, in nome della sicurezza. Nei paesi dove quelle coltri sono diffuse o imposte, invece la sicurezza che si invoca per giustificarle è quella dell’integrità del corpo della donna! Ma in Afganistan, col burqa ancora così diffuso, la maggior parte delle violenze sono familiari visto che per gli sciiti di quel paese lo stupro da parte del marito è legittimato: questo porta molte donne al suicidio.

Anche la Francia sta discutendo una legge analoga a quella belga. Ma i difensori del relativismo culturale di quale libertà parlano? In gioco sono dignità e diritti della donna, non il suo diritto di sottomissione atto a non provocare nei maschi gli istinti sessuali più primitivi. L'autoemancipazione di questi uomini dovrebbe sostituirsi al loro continuo gioco di colpevolizzazione dell'altro sesso all'interno di quella cultura!! E nemmeno il burqa, appunto, ha impedito violenze atroci.

Ma l'Europa, sancendo questi divieti, istituisca, invece di pene, garanzie di diritti per queste donne: istruzione, corsi di insegnamento delle lingue nazionali e di formazione, diritto al lavoro e alla partecipazione sociale e politica del paese in cui vivono. Solo così potranno veramente emanciparsi e scegliere. Ferma restando per tutti la libertà "d'abbigliamento" che rispetti nel contempo il comune senso del pudore. Minigonne, minitop, zucchetti, kefiah, foulard, berrettoni e palandrane non devono cadere sotto la scure di alcuna censura, nè indossati all'aperto, nè tantomeno in edifici pubblici: una legge che monopolizzi gusto e stile segnala una deriva autoritaria.

Per un'emancipazione invece per noi incredibile, una docente d'economia di Jedda ha lanciato una campagna di boicottaggio contro i negozi di biancheria intima in Arabia Saudita, gestiti finora solo da maschi: rende così pubblica l'istanza di donne saudite che chiedono di poter gestire in prima persona quei negozi dove ora capita che le clienti vengano insidiate e molestate. Qui i religiosi wahabiti (setta di cui è parte integrante la monarchia assoluta che governa il paese e che segrega totalmente le donne, che dovrebbero, a qualunque religione e nazionalità appartengano, circolare col viso coperto) continuano a dettar legge, persino sul diritto delle donne alla patente di guida e sulle trucidissime pene per le trasgressioni: taglio di mani e piedi, oltre alla pena di morte. E l’Occidente non muove un dito perché evidentemente il petrolio pesa più di qualsiasi violazione dei diritti umani. Dico che questo è un motivo in più per eliminare dalla nostra economia i carburanti fossili, dàndoci alle energie rinnovabili!!



(con l'apporto di blog e brani di Giuliana Sgrena)





1 commento:

  1. Sono semplicemente concorde con tutto quanto hai espresso. Inoltre come donna provo fastidioso, per non dire odioso, il ricorso a questo tipo di abbigliamento conforme a un qualche senso culturale o religioso che non posso condividere, perchè fa regredire anche noi occidentali che ancora dobbiamo difenderci dagli sguardi invadenti che sfociano nella molestia, di uomini di tutte le risme - specialmente magrebini. Reputando spregiudicato l'abbigliamento occidentale e non aderendo alle leggi coraniche, questi uomini allevati più dai padri che dalle madri - comunque sottomesse -, arrivano a sfogare istinti animaleschi confidando nell'impunità assoluta anche in questo nostro paese.
    A presto.
    A.T.

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