giovedì 26 luglio 2012

513. Psicologia al cinema.

Finalmente per me altro fine-settimana cinematografico, con ben 2 film psico-congrui, visti di seguito tra ferie, libri, pasti in compagnia d'amici e commissioni: pure l'occasione di riconoscere Veronica Bartolini ex-Berlusconi fuori da un cinema, come diverse altre volte m'è successo con Milva e la Vanoni.
Il primo, "C'era una volta in Anatolia" film turco, di Nuri Bilge Ceylan, è stato definito un viaggio ai bordi dell’abisso, anche per lo spettatore: su e giù dalle colline steppose dell'Anatolia, dove chi indaga finisce per indagare soprattutto se stesso. Bellissime riprese da documentario mostrano in un tardo pomeriggio 3 auto che in fila indiana cercano per quella campagna una fonte di pietra, come tante se ne trovano là: protagonisti un commissario coi poliziotti, un procuratore, un medico e 2 uomini in manette. Si fermano tante volte ad altrettante fonti e proseguono per chilometri ogni volta, in un’indagine lunga tutta una notte e oltre.
Tempi e dettagli dilatati per un poliziesco assolutamente fuori dagli stereotipi che esplora l’animo dei suoi protagonisti tirandone fuori passato e sentimenti dai dialoghi, dai tic e dalle fissazioni: dalle loro storie molto sofferte, al di là dell'indagine che non è su un suicidio, esce che "a volte i suicidii sono atti di accusa verso chi resta" e che certa bellezza femminile può sconvolgere le vite dei maschi. Un film da vedere, magico senza superstizioni.
Lontanissima invece l'occasione in "Cena tra amici" film francese di Matthieu Delaporte: per una cena tra 4 amici d'infanzia sulla quarantina a casa di Pierre e Élisabeth, coppia di insegnanti di sinistra con 2 figli arrivano il miglior amico di lei, Claude trombonista di fama, apparentemente single da sempre, e il fratello, sempre di lei, Vincent, manager macho qualunquista e reazionario, e tutti insieme aspettano, alle prese con antipasti marocchini, Anna, recente sposa in "dolce attesa" del manager. Il quale lascia però senza fiato i suoi ex-compagni di gioco quando rivela il nome che intende dare al primogenito.....E così, tra le chiamate ansiogene da fuori città di Françoise, mamma chiacchierona di Élisabeth e Vincent, gli andirivieni dalla cucina e l'arrivo trafelato di Anna che non sa della rivelazione del marito, s'esaurisce direi il primo quarto della narrazione, troppo "commedia brillante alla francese". Dopodiché il film subisce un'impennata per i rinfacci reciproci anche violenti, per gli equivoci, e per i colpi di scena proprio imprevedibili, che forniscono a tutti i protagonisti profili psicologici delineati e assolutamente realistici. Film insieme divertentissimo e molto toccante, un altro da vedere!

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