giovedì 28 luglio 2011

322. Vacanza a Manhattan 2

Attraversare il ponte di Brooklyn a piedi: la gran fatica e il gran caldo son ripagati dalla gran vista e dall'emozione. In questa citta' oltre ad apprezzare la varieta' della gente per strada e a valutarne la frenesia, ci si rende per forza conto delle abitudini locali: la popolarita' dei locali di cibo pronto da asporto porta un mucchio di persone a stare in giro anche nelle ore di punta con panini, piatti, fagotti e bicchieri in mano, ma pare non abbiano neppure il tempo di chiedere scusa quando ti urtano. Le mie narici hanno registrato come il profumo piu' diffuso per i marciapiedi di manhattan sia quello di peperoni grigliati e di spezie, proveniente dai baracchini seminati ovunque con pretzel, wurstel, frutta e spiedini. E sono pure evidenti i tombini fumanti come nei film, anche in pieno luglio, e le porte dei vari locali con l'apertura verso l'esterno. Giorno dopo giorno scopro che tutti gli edifici pubblici come Posta, Tribunale, Borsa, Municipio e Polizia siano in stile neoclassico con facciata a frontone. L'edificio del MoMA, museo d'arte moderna, e' ovviamente modernissimo: struttura affascinante, parte del Rockefeller Center, progettata e riprogettata da Goodwin, DurellStone e Taniguchi che ospita tra le piu' famose opere di pittura e scultura del '900, con uno squarcio prospettico centrale interno di gran suggestione.
Certo e' che la fatica di visitare Manhattan quasi esclusivamente a piedi ripaga con la percezione immediata e diretta di nevrosi e virtu' metropolitane: la varieta' di proposte ci permette un pranzo "sushi" al Rockefeller Center e una cena "genuinamente" americana.
Per un lungo fine-settimana tutto mare e natura a casa di conoscenti americani, ci si sveglia di buonora per un viaggio in treno, auto e traghetto fino a Fire Island, localita' unica: diversivo perfetto per eludere il sorpasso dei 100 gradi (farenheit) della citta'. Lasciando New York City in ferrovia si attraversano sobborghi e centri con costruzioni sempre piu' piccole e spesso vittoriane e poi per strada boschi e campagna con palazzine e casette tutte con tetti spioventi e tantissimo legno.
Dalla costa atlantica con 15 minuti di navigazione ecco l'isola, pedonale, con 2 soli empori, 2 soli alberghetti e tantissimi locali pubblici. Incamminandoci verso la casa l'impatto e' fantastico ed esotico: nonostante 2 mesi invernali nevosi, come del resto a New York, ora ci circondano cortine di bambu', felci e un bel po' di pini. Per il resto, vegetazione lussureggiante d'ogni tipo e provenienza, introdotta anche per sopperire alla morìa di pini autoctoni dovuta al tarlo asiatico. In questa sorta di giungla una rete di passerelle di legno collega una miriade di lotti di abitazioni piuttosto semplici tutte d'assi di legno prevalentemente grezzo e con tetti spioventi di tegole bituminose.
Nell'aria il cinguettio di vari volatili e i colori di tante farfalle, mentra la fauna terricola e' costituita da cervi e volpi: unico neo che arriva solo col vento dalla terraferma, un certo microtafano fastidiosissimo che attacca a frotte le persone soprattutto lungo le spiagge. Ma il caldo, non si fosse in mezzo al mare, sarebbe insopportabile: un piccolo paradiso comunque, con tanta gente "in mostra". Ma con gli altri ospiti della casa, tutti americani, c'e' stata una bella socializzazione.

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