A Milano un settembre del ca220. L’Expò è la parola d’ordine per tutto: le scuole hanno riaperto e la rete dei trasporti in ristrutturazione fluttuante, anche a causa dei cantieri a decine, ha reagito malissimo, sempre di più rifilandoci ritardi, deviazioni nuove ogni giorno, linee fuse insieme e tratte miste. Finora le 3 linee del metrò restano l’unico punto fermo, anche se con una corta e facile tratta in ballo da almeno 8 anni, e a breve ci sarà il calcio d’inizio per i lavori della linea 5: ma la 4 dov’è?
Analoghi problemi pedonali e di traffico a Chinatown: siccome “si fa bella” per espellere i cinesi e diventare pedonale e di moda, i suoi abitanti devono ritrovare ogni giorno i propri percorsi per le compere e la vita sociale, e le sue botteghe tradizionali languono. La propaganda dell’ATM e del Comune è continua e gioiosa: “eventi” con aperitivi gratis e musica ruffiana accanto ai cantieri, inaugurazioni di grandi magazzini animate da drag queen di regime, grafica anni ’50 per la promozione dello shopping coi mezzi pubblici, e iniziative culturali e cinematografiche.
Quest’anno il clima settembrino però è piacevole ma le allergie e le forme influenzali sono in brusca impennata: pare che i parametri usati in Lombardia per commisurare inquinamento atmosferico ed emergenza siano un po’ come il franco svizzero rispetto all’euro. In impennata pure i totali degli scontrini nei supermercati, nonostante ma forse anche per colpa delle promozioni di stagione. Che settembre, e come sono incontentabile, io!
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