venerdì 10 settembre 2010

148. Pace Sociale? NO GRAZIE! (nota)

Ora pure Fini, dopo Marchionne, ha ripreso l'idea della fine di lotta di classe e ideologie, preconizzando produttori e imprenditori dalla stessa parte della barricata: quasi con disappunto viene rilevato, ma cosa ci si aspettava da un "postfascista" come Fini, pur garantista e leale verso la Costituzione?

Certo, una bella modernità, che farebbe dire "finalmente!" ai privilegiati e anche a chi semplicemente aderisce all'ideologia dominante, ma è solo una riedizione dall'organizzazione sociale medievale, esposta a più riprese da varie encicliche cattoliche e messa in pratica dal fascismo: la Corporazione, organizzazione di lavoratori e datori di lavoro dello stesso ambito produttivo.

Buona o cattiva fede, lo stare tutti insieme amorevolmente appare a molti pericoloso in quanto scorciatoia storicamente infondata e illusoria.

In quella società, le differenze all’interno della stessa associazione di "arti" e "mestieri" erano solo di grado, in quanto i membri erano più o meno ricchi, ma tutti proprietari dei mezzi di produzione dell’arte o del mestiere, quindi tutti proprietari della ricchezza derivante dal loro lavoro. Invece nelle corporazioni capitalistiche i soggetti sono disuguali non solo per grado, più o meno ricchi, ma anche per genere: PROPRIETARI dei mezzi di produzione e della ricchezza prodotta, i capitalisti e PRESTATORI d'opera, gli operai. Quindi padroni e operai, soggetti sistemicamente antagonisti, differenti per grado e per genere si ritrovarono nella stessa corporazione fascista.

E la confusione tra artigiano ed operaio è straordinariamente evidente nella Rerum Novarum, dove la Chiesa combatteva un nemico mortale, il socialismo reale che, come chiesa alternativa, intendeva rappresentare gli “ultimi”: si doveva allora svuotare le asserzioni marxiste che tanto sommovevano il pianeta. Oggi non c'è più il Comunismo e il suo spauracchio ateo. Ma l'analisi marxiana resta inconfutata e le contraddizioni che mette in luce sono oggi tanto mature da non avere più bisogno di rivoluzionari per esplodere perché fame, sete, paura, disperazione, scaturite da quest’economia attivano un auto-innesco! Il conflitto fra sud e nord del mondo, per esempio, produce le incontrollabili migrazioni dei disperati e in questa prospettiva la proposta corporativa arriva da chi non pare accorgersi del pericolo in arrivo, non avendo fatto analisi corrette.

Dal punto di vista dei Lavoratori equivarrebbe a un disastro, con la loro rappresentanza sociale del tutto sconvolta, senza un “bene comune" e un "interesse generale" cui appellarsi e tendere, con una totale loro emarginazione dal confronto politico, e dalla Storia vera, e con un totale blocco della mobilità sociale.

Dal punto di vista dei Capitalisti andrebbe tutto a meraviglia. La compressione del conflitto renderebbe loro possibile modificare o ribaltare i valori a proprio piacimento, scaricarsi di ogni responsabilità sociale e consolidare l'apparente parità tra soggetti che in realtà pari non sono. Alla fine deterrebbero "naturalmente" il potere decisionale sulle parti di ricchezza prodotta da tenere per sé e da distribuire!

A mio modo di vedere una vera lotta di classe non è più realistica, mentre bisogna assolutamente vigilare per "resistere" al liberismo spinto che ha svuotato tante leggi portando concorrenza ed elasticità anche in ambiti dove certe regole hanno permesso fino a tempi recenti un livello di vita accettabile a gran parte della popolazione.

La mobilitazione pacifica di piazza e un piano di scioperi contro il ripristino delle Corporazioni e per il ripristino di una politica che legiferi per tutti gli Italiani, e non solo per alcuni, dovrebbero essere priorità assolute, prima che velocemente anche diritti basilari decadano!!

analisi

di ivano alteri su invisibili.eu
e
di alessandro cardulli su dazebao.org

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